Florio da Vicenza, O.P.

Lo si trova menzionato la prima volta nell'ottobre 1278 a Ferrara, quando, con tutta probabilità, ha già preso il posto di frate Aldobrandino, suo confratello e prima di lui inquisitore in città perlomeno fin dal 1254. Rimarrà inquisitore a Ferrara fino al 1300, quando verrà sostituito da Guido da Vicenza. Il 16 febbraio dell'anno successivo, ed ancora il 25 agosto, il cardinal legato di Romagna e Tuscia Latino Orsini, lo invita ad agire contro gli ebrei della città che perseguitano un loro correligionario convertito, e contro altri ebrei di Aquileia, Venezia, Mantova e Ferrara, che prima si erano convertiti al cristianesimo ma poi erano tornati all'antica fede: ci si dovrà comportare nei loro confronti, e nei confronti di chi li favorisce, come si faceva nei riguardi degli eretici, con il ricorso, se necessario, al braccio secolare. Frate F. richiede, al proposito, un normale consilium di esperti di diritto, e ne riceve il parere il 26 gennaio 1281. Risulta già attivo anche a Bologna il 17 giugno 1279, quando esamina Giuliano borsario; l'eretico viene di nuovo sottoposto a giudizio il 13 luglio successivo; il 29 agosto frate F. emette la sentenza definitiva. Poco dopo lo si trova in azione a Modena: il 20 settembre una sommossa contro l'inquisitore, in seguito ad un rogo, causa la devastazione del convento dei domenicani e la morte di uno dei religiosi. I predicatori lasciano la città e vi ritornano solamente otto anni più tardi. Deve essere antecedente a questa data la prigionia di Pietro Bono Zamboni, ordinata da un vicario di frate F., frate Tebaldo, e la successiva liberazione del sospetto d'eresia ad opera di un altro vicario del medesimo inquisitore, frate Leone da Parma. Continua l'impegno dell'officio a Bologna insieme al coinquisitore Guglielmo da Cremona: indaga su Bompietro, ma evidentemente le sue colpe gli appaiono piuttosto lievi, se lo lascia poi libero dopo averlo semplicemente battuto sulle spalle. Nel 1283 costringe alla confessione Bonigrino, ma poi lo assolve; lo stesso deve accadere nel medesimo giro di anni per Rosafiore e Rengarda; in data ugualmente imprecisata riceve garanzia per Lippo fiorentino da Donato, pure fiorentino. A Ferrara si occupa intensamente del caso, lasciatogli in eredità dal predecessore, di Armanno Pungilupo, morto nel 1269 e venerato come santo in città, ma già sottoposto ad inchiesta da parte dell'inquisitore frate Aldobrandino predicatore nel 1254. Il 4 ottobre 1284 registra contro il sospetto la deposizione di Filosofia, il 29 novembre quella di Venaria. L'azione dell'inquisitore nei confronti dei relapsi ebrei a Ferrara deve essere intanto proseguita intensamente, visto che pene del tutto analoghe a quelle decise nel consilium del 1281 si trovano applicate ancora il 5 ed 8 novembre 1284, e visto che frate F. figura poi come amministratore dei beni di cinque suore di Santa Caterina, di origine ebraica, dal 1290 al 1300. Il 30 gennaio 1285 riceve nell'ambito del caso Pungilupo la deposizione di Manfredino; il 7 febbraio quella di Gabriele, Aimolino, Modenese; il 25 aprile di Rengarda; il giorno successivo di Nicolò ed il giorno dopo ancora quella di Simone; infine il 12 ottobre la deposizione di Bonaventura. Una così ricca documentazione consente a frate F. di riproporre la questione a papa Onorio IV. A Bologna tra 1285 e 1287 alterna le incombenze dell'officio all'insegnamento della teologia: amplia la sede dell'Inquisizione e scrive un commento alle sentenze di Pietro Lombardo. Ma lo si vede in seguito soprattutto impegnato, sempre più intensamente, della questione ferrarese: morto papa Onorio nel 1287, contro Pungilupo il 6 maggio 1288 l'inquisitore ottiene la testimonianza di Castellano; il 28 di Iacoba; il 16 luglio di Alberto Graziani; il 28 di quello stesso mese di Iacobino. Il caso si trascina ancora senza sbocco. Il 4 novembre 1293 Lucia non ancora professa del monastero di S. Caterina cede alle suore terreni acquistati per lei dall'inquisitore. Forse frate F. si allontanò in seguito per qualche tempo. A Bologna il 29 maggio ed il 14 giugno 1291 è il suo vicario, frate Galvano da Budrio, a registrare due deposizioni dell'eretico Onebene, ed il 22 giungo 1297 non è presente alla cessione di uno spazio di pertinenza del convento dei domenicani di Ferrara per l'esercizio dell'Inquisizione, mentre vi figura frate Guido da Vicenza, forse già coinquisitore, senza dubbio suo successore nell'officio a pieno titolo almeno dal 13 gennaio 1301; il 12 febbraio 1298 frate F. inquisitore è invece presente all'incorporazione del monastero ferrarese di Santa Caterina entro l'ordine domenicano.
Quindi il nostro scompare; ma il 29 dicembre 1303 papa Benedetto XI ordina a frate Benigno da Milano, domenicano, inquisitore a Padova e Vicenza, di presentarsi in curia per discutere della vertenza che opponeva l'inquisitore a Mascara dei Mascari di Padova; frate Benigno si presenta affiancato dal coinquisitore frate F. da Verona; la causa si concluderà solo il 16 giugno 1304. Il 26 agosto 1307 Clemente V ordina un'inchiesta sull'operato degli inquisitori dell'Italia settentrionale e con sua lettera, ritrasmessa il 3, aprile, l'11 giugno e il 19 luglio 1308, in particolare sulle malversazioni di Guido e Pietro, vescovi rispettivamente ferrarese e comacchiese, ed i frati F. e Parisio da Mantova, domenicani, un tempo inquisitori. I risultati dell'esercizio dell'indagine circa l'attività di frate F. sono leggibili alle carte 85r-102v della Collectoria 133 conservata all'Archivio Segreto Vaticano. Risulta attivo tra Venezia, Padova, Vicenza, Verona, Montagnana, Mantova, Montecchio, Montebello, Treviso, Castelfranco, S. Pietro in Gu e fino a Trento un frate F. che a Venezia assume l'ufficio di Padova e Vicenza il 16 marzo 1306, e che ne dà il rendiconto economico al capitolo provinciale di Vicenza il 10 marzo 1307. L'inquisitore segna entrate ed uscite dell'officio ancora in seguito fino al rendiconto del capitolo di Verona nell'ottobre 1307, e quindi fino al dicembre successivo; nel registro è segnato al 14 dicembre principium infermitatis. Poi subentra nella registrazione finanziaria il coinquisitore frate Gerardino da Reggio, che cursoriamente attesta, dopo le spese sostenute per medico, servitori e cure diverse, anche la morte di F. (con le relative spese per la sepoltura), che deve essere dunque avvenuta tra la fine di dicembre ed i primi del mese successivo. Si tratta sempre della stessa persona? Credo fortemente di sì: questo frate F., che nel suo rendiconto ricorda il coinquisitore frate Benigno, (è dunque lo stesso F. da Verona), risulta quasi del tutto contiguo al F. vicentino operante a Ferrara-Bologna-Modena, ed in buoni rapporti, probabilmente per continuità, con quel Guido che gli è immediatamente succeduto nell'officio a Ferrara. E si tratterà pure dello stesso F., priore del convento veneziano, penitenziere apostolico e cappellano di San Pietro, che dopo la morte di Lorenzo fu candidato al vescovato gradense: la conclusione "normale" di un inquisitore, come tanti suoi confratelli, ad esempio Guido a Ferrara. F. non accettò, e concluse la sua vita scegliendo piuttosto il mestiere che per circa un trentennio aveva dimostrato di saper fare egregiamente: l'inquisitore.

Fonti inedite

Archivio di Stato di Padova: Archivio Corona, gen. 7175; Archivio Segreto Vaticano: Instr. misc., 370, 429, 435; ibid.: Collectoria 133, cc. 84-102; Biblioteca Comunale "Ariostea" di Ferrara: G. A. Scalabrini, Notizia degli uomini e donne illustri..., I, 445/3, ff. 61-62; ibid.: A. Franceschini, Regesti di pergamene di archivi ecclesiastici ferraresi, N. A. 40, II,h) Inquisizione, p. 1 n. 1b.

Fonti edite

RIS, IX, 5, p. 57; Chronicon Parmense ab anno MXXXVIII usque ad annum MCCCXXXVIII, ed. G. Bonazzi, in RIS, n. ed., 15/2, pp. 35-36, 41, 52-53; J. Quetif - J. Echard, Scriptores ordinis praedicatorum recensiti, Lutetiae Parisiorum 1719, I, col. 429; Salimbene de Adam, Cronica, ed. G. Scalia, Bari 1966, pp. 732, 736-37, 742, 911; G. Zanella, Malessere ereticale in Valle Padana (1260-1308), in «Rivista di Storia e Letteratura Religiosa», XIV (1978), p. 346, 364; A. Franceschini, Istituzioni benedettine in diocesi di Ferrara (sec. X-XV), in «Analecta Pomposiana», 6 (1981), pp. 57-59; Acta S. Officii Bononie ab anno 1291 usque ad annum 1310, a cura di L. Paolini e R. Orioli, Roma 1982 (FISI 106), pp. XXXVIII, 12, 14, 17, 21, 33, 35, 36, 38, 39, 45, 47, 85, 86, 94, 99, 114, 302, 303, 307, 318, 598, 599; Fra Dolcino. Nascita, vita e morte di un'eresia medievale, a cura di R. Orioli, Novara-Milano 1984, pp. 80, 226; G. Zanella, Itinerari ereticali: patari e catari tra Rimini e Verona, Roma 1986 (Studi Storici 153), pp. 28, 30, 33, 91.

Bibliografia

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Repertori

C. Eubel, Hierarchia catholica Medii Aevi, II, Monasterii 1914 (=Padova 1960), Addenda, p. XXV.