| | d'Este allontana i flagellanti che si avvicinano alla città, molti eretici ospitano nelle proprie case i pellegrini scacciati. Questo "volontariato ereticale" sparirà solo quando la solidarietà si farà in maniera più incisiva e diffusa la regola, e non l'eccezione, nel grande rigurgito di pietà che viene dopo la peste nera. Fede? Ma la fede? In un quadro simile i problemi di trascendenza, di sovrannaturale, di mistica in realtà appaiono in maniera totalmente nebulosa. In costoro la domanda di divino non ha alcun sostegno teorico, e l'eresia è perciò stesso destinata a morire infeconda. L'assolutezza del credo ereticale, tipico di tanti fenomeni del Medio Evo, per cuisolo nellafede ereticale ci si salva, sarà soppiantata dal nascente umanesimo, per il quale in ogniuomo abita il divino, che inviterà ad impararlo a vivere in se stessi, imparare ad ascoltare il divino, ad essere spirituali e liberi. Nascerà la grande mistica, soprattutto femminile, del Tre- Quattrocento, e la grande questione della povertà. Questi eretici invece non sanno pregare, si limitano a qualche formuletta insignificante, non hanno riti liturgici comuni e coagulanti, non hanno misteri, non hanno luoghi di pellegrinaggio. Non per questo sono nati, e non di questo si nutrono. Sono il frutto di un bisogno religioso, ma non sono un popolo religioso. Insomma la loro spiritualità si vede e non si vede. Il grande malinteso è questo: la conoscenza di per sé non da sollievo allo spirito, e la scienza come il potere non porta alla felicità. L'equivoco ad un certo punto è caduto e c'è stato un risorgere di spiritualità, ma come seconda scelta, si potrebbe dire, non come esigenza primaria. Hanno abbandonato la certezza dell'ordine e della gerarchia, del preciso inserimento sociale e religioso, ed il loro mondo è piuttosto quello del caos. E il caos è dramma, tragedia, ma anche fermento. Temi di una sconcertante modernità. Pensiamo alle recenti eresie: eresie di dover "fare" per "essere". Pensiamo allo sconvolgente proliferare del volontariato laico dei nostri giorni, segno evidente di una necessità di "fare" nell'assenza di una società solidale, che non ha sostegno istituzionale, non ha guide dottrinarie, non ha alcun postonel catechismo, ma che è così prepotente bisogno esistenziale. Gli eretici sono tra noi. | | |