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Gabriele Zanella

quelli che ci vengono presentati come eretici credono fermamente di essere cristiani.
Se il grado di convincimento di un'interpretazione è direttamente proporzionale alla sua coerenza interna e con i dati che provengono da indagini ad essa esterne, ebbene questa interpretazione dell'eresia è tra le più convincenti. Solo così si capisce come la scelta ereticale possa raccogliere il consenso dei ceti sociali più diversi: ognuno vi porta la sua parte di malessere e vi trova una collocazione confortante che altrove non è possibile individuare: la nobildonna sensibile poteva trovarvi una religiosità intensamente vissuta; il cittadino dedito agli affari o alle attività produttive può considerare gli eretici uomini santi, degni di quella stima e rispetto che il clero, soprattutto quello regolare, troppo impegnato funzionalmente nei confronti del potere, non guadagna, come testimonia a malincuore Salimbene da Parma; il pitocco può vedere in loro qualche segno di speranza.
Questi uomini che fanno penitenza, partecipano della vita del prossimo, raccolgono offerte per i bisognosi e visitano i prigionieri, affidano il proprio vissuto religioso alla pratica, stimano i buoni uomini e sono stimati come buoni, rispondono alla prepotente esigenza, individuale e di gruppo, di essere cristiani. La loro è una sfida sul piano della qualità della testimonianza cristiana in vista della salvezza personale; non giudicano, testimoniano il Cristo; non pretendono coerenze, cercano di essere degni della salvezza. Perché non è il confronto tra eretici ed ortodossi il terreno proprio su cui misurare il grado della propria adesione alla vita cristiana: il confronto avviene solamente davanti allo specchio, ed è solo proporzionale al grado del proprio impegno. Proprio in questo sta la loro carica eversiva, nel loro non essere omologati.
"Se il fondamento della Chiesa, che invera storicamente il Cristianesimo è l'autorità, "extra ecclesiam nulla salus": e allora ogni autorità "extra ecclesiam", cioè istituzionalmente non valida e perciò nonlegittima, luogo solo alla perdizione, cioè all'eresia", ha osservato pertinentemente Ovidio Capitani
7. Ma se Capitani ritiene che : "è difficile pensare che almeno Dolcino di ciò non fosse consapevole", per la sua volontà di non voler cedere

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7O. CAPITANIPrefazionea G. ZANELLAHereticalia. Temi e discussioniSpoleto 1995 XIX.

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