| | di fondo del catarismo, è nella cultura cristiana fin dalle origini, e negli eretici poggiaeminentemente sul Nuovo Testamento. La raccolta e l'esame dei passi relativi è stata fatta a suo tempo da Raffaello Morghen e, sostanzialmente, rimane inconfutata. Così per tutto quel che ne consegue: l'opposizione tra popolo del dio buono e quello del dio malvagio, rifiuto per la reale umanità di Cristo, per il coito, astensione dai cibi carnei e parallela predilezione per il consumo di pesce, negazione della validità dei sacramenti, della resurrezione dei corpi, della liceità della Chiesa di condannare e punire. Analogamente fonte neotestamentaria dei riti catari della preghiera comune, della fractio panis, del consolamentum, un battesimo spirituale praticato mediante l'imposizione delle mani, come era già nel cristianesimo apostolico. Per quel che concerne i miti catari, soprattutto le cosmogonie, che rimandavano ai miti della fecondità vivi da secoli in tutta l'area ellenistico-romana, viene naturale pensare all'assunzione piuttosto confusa di un folklore eminentemente di origine popolare, agrario, non-colto, nel quadro di una fondamentale visione neotestamentaria, ancora una volta, del mondo e del suo destino. La particolare avversione alla chiesa di Roma, la Babilonia della prima lettera di Pietro Apostolo, nemica della vera chiesa di Dio in cui si sentono gli eretici, aveva come sua origine storica il gran moto di riforma della Chiesa, quando monaci, predicatori, e, per la prima volta, laici avevano preso coscienza dello squallore della vita di un clero mondano, vizioso, compromesso per ragioni estranee alla purezza evangelica con i potenti. "Ecclesia sanctorum" è espressione che si trova in Ps. 149,1, ed "ecclesia malignantium" è in Ps. 25,5. Variabilità Ma il catarismo non è sicuramente tutto qui. Anzi una drastica riduzione delle dottrine risulta fuorviante, poiché è sempre più chiaro agli studiosi che peculiare dei movimenti popolari ereticali del basso Medioevo è la gran varietà di variabili, di gruppo ed ancor di più individuali, non solo nei confronti di una dottrina, ma anche nei modi di ricezione, di attuazione, di proselitismo; al punto che proprio quest'estrema labilità s'impone come caratteristica saliente di quei movimenti, condannando all'insuccesso ogni tentativo di ridurli ad unità. Lo prova prima di tutto l'incapacità, da parte degli stessi polemisti cattolici, ad elaborare una definizione | | |