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di Plinio, in ligustico Bondinco, che
significa «quasi senza fondo», è errata, perché
la massima «profondità» del Po non è a Bondeno,
ma più sotto, alla prima diramazione del fiume nei due rami di
Francolino e di Ferrara. Se poi si osserva che al tempo di Plinio il ramo
di Francolino non esisteva, con maggior ragione risulta l'inganno del
Biondo, visto che la maggiore «profondità» del fiume
si sarebbe dovuta avere ancora più oltre, a Ferrara, là
dove cominciava a dividersi 39.
I debiti nei confronti del Prisciano sono evidentissimi, e già
sono stati notati 40.
La storia idrografica Non è tuttavia possibile comprendere a fondo la situazione di Bondeno senza delinearne il territorio circostante, al tempo medesimo ragione ed effetto della sua esistenza. Sotto questo rispetto unico rimane il Prisciani ad indagare con metodo e puntiglio la storia delle vicende del fittissimo reticolo di fiumi e canali del territorio. Il quadro dettagliatissimo della situazione idrografica da lui fornito rende conto, per quanto se ne può sapere, anche dell'intreccio delle passate denominazioni dei diversi corsi d'acqua, che è poi storia della varia documentazione, del Lavinio, Samoggia, Formigine, Scoltenna, Panaro, Reno, le fosse Burana Nuova e Fistorena, la Valle Arcula:
Post Sermidi oppidum decurrens Padus
Stellate vicum arcem percutit, unde ferrea cathena in alteram
trahitur e regione Pado oppositam arcem, quibus presidiis patria nostra
integri Padi, et utriusque eius ripe claustracommuniit,
et defensat. Ad Bondenum deinde vetustissimum agri nostri
opidum Bondecomagnum prius a Gallis ipsis dictum, ut iam manifestavimus,
descendit, quo in loco, in eum se exonerat Scultena fluvius, auctus iam
Lavinio, et Samogia 41,
et recepto prius apud Bonportum Formigine
torrente, qui Mutinam attingit, ubi et Scultena deposito nomine in
Panarium transit, amplexus etiam ad Bondeni muros Burane nove foveam;
sed novum hoc ostium sibi usurpavit Scultena,
cum primo Rheno iunctus fluvius ipse, per Fistorenam foveam, ut
in Paduse cap. demonstrabimus, Paludem eam intraret. Et hoc loco nos iuvat
antequam ulterius procedamus, declarare Bondenum
a Sermido separari valle Arcula, et ab antiquis, et a nobis in presentiarum
sic dicta, iuris Bondeni, in cuius parte superiori, Sermidi autem inferiori,
in Padi ripa mirabilis illa plantata fuit
Ulmus, que adeo spetiosa Romandiole terminosque Lombardie potuit firmare,
ut aliquid supra tetigimus, et in sermone firmium nostrorum plene dicemus.
Unde apparet Blundum male dixisse 42,
cum ad Scultene exitum in Padum apud Bondenum devenit in principio Regionis
Lombardie sue inquiens: Sunt Lombardie fines Scultena, et Padus, Apeninus,
et Alpes citra Padum. Accedente maxime,
ut infra dicemus, quod prioribus annis Scultena, et Rhenus in Padusam
descendebant prius quam agros Bondeni attingerent. Relicto Bondeni opido
descendit Padus ad Vicum Varianum vetusti
nominis locum, de quo in ItinerarioM. Antonini iam
dicto meminit, et nos in cap. illius proprio nonnulla scribemus, et is
locus est medius Ferrariam inter et Bondenum
6000 pasuum ab utroque distans.
Acenna quindi (Cap. XI) alla Padusa, immenso lago, infinita successione di paludi e peschiere, la cui ampiezza è di circa 60000 passi, che va da Bondeno e la perduta città di Ansalaregina a Sant'Alberto, variamente largo, comunque compreso tra le vie Emilia e Flaminia, Argenta, Nonantola ed il territorio di Bondeno. Apre quindi una polemica nei riguardi del Biondo, che incorre in diverse contraddizioni, fra l'altro attribuendo la fondazione di Nonantola alla Contessa Matilde, mentre è chiaro a tutti che le cose stanno diversamente: | | |